I dati dell’Agenzia Europea dell’ambiente
Mercato - MU Sustainable Innovation

L’industria tessile e l’impatto sull’ambiente

I materiali tessili sono una presenza fondamentale nelle società moderne. Per le famiglie, trasformati in abbigliamento, tappeti, tendaggi e mobili, sono una componente fondamentale della vita quotidiana e sono i beni di consumo più acquistati dopo quelli alimentari. All’industria e l’agricoltura forniscono prodotti tecnici che entrano come componenti nell’automotive, nel biomedicale, nei sistemi di filtrazione e di protezione e come componenti strutturali in diversi settori.

 

Ma cosa si può dire del suo impatto sull’ambiente?

La varietà dei prodotti e delle tecnologie che compongono il settore e le grandi differenze nell’efficienza ambientale delle produzioni tessili che si incontrano su scala globale ne rendono oggettivamente complessa la misurazione. Su questo tema sono circolate negli ultimi anni informazioni spesso incomplete o con una base tecnica molto debole – si veda ad esempio l’affermazione “la moda è il secondo settore più inquinante al mondo” che ha avuto grande circolazione, ma che si è rivelata del tutto priva di supporto di dati. 

 

Per il suo peso nell’economia e sui consumi, tuttavia, il settore, inevitabilmente ha impatti ambientali significativi utilizzando risorse, acqua, terra e prodotti chimici ed emettendo gas serra e inquinanti. Misurare gli impatti in modo sistematico, al fine di evidenziare gli ambiti in cui l’innovazione tecnologica può contribuire a ridurli è dunque un compito importante. L’Agenzia Europea per l’Ambiente - EEA, un'agenzia dell'Unione europea, il cui compito è fornire informazioni approfondite e indipendenti sull'ambiente – si è assunta pubblicando, tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020, i dati relativi all’impatto sull’ambiente dell’industria tessile europea. I calcoli sono stati effettuati sui dati dell’anno 2017 e offrono una visione complessiva del tema. 

 

Il consumo di risorse della moda

Tra i dati più interessanti e generalmente meno considerati prodotti dall’EEA ci sono quelli sui consumi di risorse. Nel 2017 l’UE28 ha prodotto 7,4kg di prodotti tessili per abitante e ne ha importati 27,9kg, sempre per abitante, che sono stati utilizzati 25,9kg per consumi interni e 11,2kg per essere esportati fuori dall’UE. L’EEA aggiunge a questi dati due interessanti osservazioni. Ogni anno, un volume di capi di abbigliamento (11kg per persona) paragonabile a quello del totale delle esportazioni diventa un rifiuto, quasi mai riciclato.

 

L’EEA ha poi calcolato il volume complessivo delle risorse naturali necessarie per produrre i capi consumati dai cittadini dell'UE-28 – il dato in questo caso include anche la pelle e le calzature-, sia direttamente che indirettamente lungo tutta la filiera globale. Il dato è impressionante; la produzione e la movimentazione di tutti gli indumenti, calzature e tessili per la casa acquistati dalle famiglie dell'UE-28 nel 2017 hanno utilizzato circa 1,3 tonnellate di materie prime e 104 mila litri di acqua per abitante. Circa l'85% di queste materie prime e il 92% dell'acqua sono stati utilizzati dalla componente internazionalizzata della filiera, al di fuori dei confini europei. Il tessile risulta al quarto posto tra i settori con maggiori consumatori di risorse, dopo l’alimentare, che ne consuma quasi il triplo del tessile, i consumi relativi alle abitazioni, che sono quasi il doppio di quelli del tessile, e i trasporti il cui consumo di risorse è vicino a quello del tessile.