Sostenibilità

Le certificazioni di prodotto

Un quadro riassuntivo
Glossario della Sostenibilità - MU Sustainable Innovation

Le certificazioni ambientali sono una scelta che le aziende compiono autonomamente al fine di rendere più competitivi sul mercato i propri prodotti. Alcune chiamano in causa l’impresa nel complesso, la capacità di monitorare e ridurre l’impatto ambientale dei processi e fanno riferimento alle normative UNI EN ISO 14001, sistemi di gestione ambientale o EMAS. Altre sono focalizzate sui prodotti e si riferiscono alle serie UNI EN ISO 14020, disciplinano diversi tipi di etichette e di dichiarazioni ambientali. UNI EN ISO 14040 e correlate riguardano inoltre la metodologia da applicare allo studio sul ciclo di vita dei prodotti e alla dichiarazione ambientale di prodotto (EDP).

 

La prima certificazione dedicata a valutare e garantire la sicurezza dei prodotti tessili è stata introdotta nel 1978, la tedesca Blue Angel. Da allora il sistema della certificazione tessile è cresciuto e riguarda ora aspetti importanti della strategie aziendale, come la riduzione degli inquinanti nei processi e nei prodotti, la coltivazione biologica delle fibre, la presenza di materiali provenienti da riciclo e altro ancora.

 

Quali sono le certificazioni più diffuse nel comparto della moda?

 

I dati raccolti con l’edizione di Milano Unica di luglio 2019 offrono una chiave di lettura interessante: Oekotex 100, che con oltre 800 aziende certificate in Italia ricopre una posizione di leadership, è la certificazione più diffusa tra gli espositori partecipanti al Progetto Sostenibilità della manifestazione (36%). Lanciata negli anni 90 con l’obiettivo di accertare il grado di sicurezza chimica di materiali e capi tessili è stata integrata successivamente da STeP, che estende la certificazione ai sistemi produttivi. Alto anche il grado di interesse per GRS (Global Recycle Standard) e per le certificazioni delle fibre biologiche mediante il sistema GOTS (Global Organic Textile Standard), scelto in Italia da oltre 200 aziende. A queste si aggiungono Bluesign, che agisce su impatto ambientale dei processi e responsabilità sociale d’impresa, ITFashion, il sistema volontario di Tracciabilità, promosso da Unioncamere e dalle Camere di Commercio italiane e gestito da Unionfiliere, per riqualificare e valorizzare i prodotti della filiera della moda italiana.

 

Il mondo del tessile parlerà sempre più il linguaggio delle certificazioni? 

 

Gli ultimi anni hanno visto il nascere e l’affermarsi di modalità diverse di rendicontazione del grado di sicurezza chimica dei prodotti e dei processi. La campagna Detox avviata da Greenpeace nel 2011, oltre a puntare ad obiettivi più elevati rispetto gli standard dei sistemi di certificazione, ha introdotto un approccio diretto: le aziende dichiarano il proprio impegno e comunicano i risultati ottenuti senza l’intermediazione di enti terzi. Negli anni, brand e aziende hanno sviluppato capitolati indicanti specifici divieti e tolleranze, singolarmente o in forma aggregata, come nel caso di ZDHC - Zero Discharge of Hazardous Chemicals e di Afirm. 

 

Sorpassando le differenti valutazioni espresse dagli addetti ai lavori sulle alternative proposte dal complesso sistema della certificazione, opinione unanime è che l’industria tessile e della moda sia oggi avviata verso un processo di miglioramento continuo. La sostenibilità è ormai un trend di mercato indiscutibile e può essere documentata in modo trasparente.