Sostenibilità

Dagli scarti di cotone alla viscosa

Prove di economia circolare
Tecnologie - MU Sustainable Innovation

Con una produzione di 26 milioni di tonnellate, il cotone è la fibra naturale più utilizzata nella moda e, di conseguenza, è anche la fibra naturale più presente negli scarti e nei rifiuti.

 

Stime attendibili ci dicono che nella filiera si perde oltre il 40% delle fibre. Si comincia con gli scarti post-industriali in filatura, le cimosse in tessitura, i tessuti difettati, fino ad arrivare agli scarti di taglio in confezione e al crescente problema degli scarti pre-consumo, capi che restano invenduti anche dopo la gestione degli stock nei canali dedicati. Infine, solo una piccola parte dei rifiuti tessili post-consumo, i capi a fine vita, viene riciclato.

 

Il minor valore unitario del cotone e la minore lunghezza della fibra, ha reso il riciclo del cotone storicamente più difficile e di minore importanza rispetto a quello di fibre “nobili” come la lana. Scarti e rifiuti di cotone sono generalmente e destinati al down-cycling, cioè a perdere valore: usati nei campi come fertilizzante o, nel migliore, dei casi inviati agli inceneritori, nel peggiore sprecati nelle discariche.

 

Il cotone ha un’elevatissima componente di cellulosa, ad esempio i linters, le fibre di cotone scartate nella fase di ginning, sono tradizionalmente usati nella produzione di carta di pregio. L’evoluzione recente delle tecnologie permette oggi di utilizzare gli scarti di cotone anche nella filiera della viscosa, la più antica tra le fibre man-made. Contestata dai movimenti ambientalisti (ricordiamo il rapporto Dirty fashion di Changing Markets Foundation del 2018) per l’alto impatto ambientale e la pericolosità dei reagenti chimici, la viscosa sta vivendo una nuova stagione, candidandosi ad essere un tassello del modello circolare per l’industria tessile auspicato dall’Unione Europea e dall’Agenda 2030. 

 

Il primo passo è stato l’introduzione di tecnologie a ciclo chiuso che ha visto Lenzing come battistrada con il Tencel™, il secondo lo sviluppo di tecnologie per l’estrazione della cellulosa dal cotone riciclato, in cui sono impegnate imprese globali del comparto come Lenzing con Refibra e Aditya Birla e nuove startup come la svedese Re:newcell, con il marchio Circulose, nate anche da spin-off di centri di ricerca universitari, come la finlandese Infinited fibres.

 

Oggi la ricerca si concentra, sul prossimo fondamentale passo, la separazione del cotone dalle fibre polimeriche come il poliestere, con cui molto frequentemente si trova in mischia. 

C’è dunque un nuovo futuro per il riciclo del cotone. I consumi crescenti di fibre impongono di limitare gli sprechi e una sinergia tra filature, tessiture cotoniere, marchi della moda e i produttori di viscose di nuova generazione è uno scenario interessante, ma sono necessarie filiere organizzate di raccolta, stoccaggio e riciclo degli scarti. Una strategia che può rendere il cotone un protagonista di primo piano dell’ economia circolare.