Editoriali

Contributors: Dorian Tarantini e Matteo Mena

Dorian Tarantini e Matteo Mena, Direttori Creativi di M1992 e Borbonese

MU32: le interviste a opinion leaders del settore su tematiche fondamentali per la filiera

"la creazione di un maggior numero di archivi digitali su svariati argomenti e soprattutto fruibili a tutti potrebbe aiutare la creatività"

Dorian Tarantini e Matteo Mena

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In questo anno di profondi cambiamenti, quanto il digitale ha favorito e sostenuto lo sviluppo del suo lavoro? E quanto lo ha sfavorito?

Il digitale ha continuato a favorirlo esattamente come accadeva prima del 2020. Non lo ha assolutamente sfavorito, ha anzi permesso la continuità nel nostro lavoro in un momento delicato. Forse dopo il solo utilizzo del digitale si è compreso quanto questo debba essere uno strumento importante e creativo a favore però del fisico che rimane insostituibile e non va sottovalutato.

 

In che modo il digitale può affiancare e supportare la creatività?

Sta già accadendo da molto tempo senza che ce ne rendiamo conto perché parte integrante del nostro quotidiano. Direi che la creazione di un maggior numero di archivi digitali su svariati argomenti e soprattutto fruibili a tutti potrebbe aiutare la creatività.

 

In quale ambito, secondo lei, la tecnologia ha cambiato veramente la filiera del sistema moda? Qual è l'area aziendale che potrebbe incontrare maggiori vincoli con la digitalizzazione?

Modellistica, sartoria, fitting, scelta tessuti, progettazione di collezione, artigianato, manualità sono invece ambiti che richiedono un approccio umano in cui il concetto di team non può essere sostituiti da una call o una chat. 

 

Penso che l’ambito che ha subito più cambiamenti sia quello della comunicazione che farei rientrare assolutamente nel concetto di filiera. Di conseguenza anche l’aspetto commerciale, le vendite sono state mutate dal digitale così come il processo creativo e di ricerca che sta alla base di una collezione di moda e quindi della filiera. Modellistica, sartoria, fitting, scelta tessuti, progettazione di collezione, artigianato, manualità sono invece ambiti che richiedono un approccio umano in cui il concetto di team non può essere sostituiti da una call o una chat.

 

Il processo tecnologico può essere una leva per generare nuovi comportamenti sostenibili?

Assolutamente si

 

Pensa che la digitalizzazione possa diventare un'alleata della sostenibilità e che ne agevoli i processi? 

Rendendo più fluida ed efficace la comunicazione sicuramente è un alleato indispensabile per rendere la sostenibilità non più solo argomento di marketing ma una condizione necessaria imprescindibile posta all’inizio della filiera.

 

La tecnologia da sola non è in grado di creare cambiamento e crescita diffusa. L'artigianalità come tradizione, la ricerca come fonte di innovazione, le competenze e la formazione per la trasmissione, sono il vero patrimonio da preservare. E' corretto affermare che tali valori determinano, di per sè, comportamenti sostenibili e, pertanto sono imprescindibili dalle relazioni reali?

Per quanto mi riguarda la risposta è affermativa perché valori fortemente legati al mio background e al mio paese. La sostenibilità del Made in Italy penso non abbia mai subito rallentamenti e continua per sua natura a esprimersi quotidianamente nelle nostre realtà aziendali, artigianali, creative. Se invece si parla di un discorso più globale credo esistano delle realtà più indipendenti nate nel digitale che riescono a produrre prodotti, servizi, arte con il solo utilizzo della tecnologia non avendo a disposizione altri tipi di know how.

 

Come si è orientato all'interno delle fiere e degli eventi digitali?

Purtroppo nel mio tipo di ricerca creativa l’aspetto tattile, cromatico e l’effetto sorpresa nello scoprire novità non rende le fiere digitali interessanti. Nulla nel nostro lavoro può sostituire un momento d’incontro e condivisione come una Fiera.

 

 

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