Sostenibilità

Chimica tessile senza sostanze pericolose

2020, a che punto siamo?

Quasi un decennio fa, nel 2011, la campagna ambientalista Detox my Fashion ha impresso una improvvisa accelerazione alla eliminazione di gruppi di sostanze chimiche considerate pericolose, con obiettivi che ben oltre i limiti di legge imposti del regolamento europeo REACH.


L’industria della moda ha reagito prontamente alla sollecitazione. In poco tempo molti marchi, seguiti poi dai fornitori lungo tutta la filiera tessile hanno adottato liste di sostanze “restricted” (le cosiddette M-RSL e P-RSL), i laboratori di analisi hanno sviluppato pacchetti di test per rispondere alle esigenze dell’industria, è stato meglio definito il perimetro delle sostanze pericolose ei produttori di coloranti e ausiliari chimici hanno cominciato a predisporre green-list di prodotti commerciali conformi alle RSL dei marchi e ai protocolli di certificazione. Tra gli stessi protocolli si è realizzata una convergenza sulle liste di sostanze “restricted” e sui limiti di accettabilità della loro presenza sui prodotti e nelle acque reflue.


In pochi anni il panorama dell’uso delle sostanze chimiche è rapidamente migliorato, un effetto collaterale è però stata la moltiplicazione delle richieste ai fornitori, spesso non coordinate o incoerenti tra i marchi, che hanno generato difficoltà - e costi aggiuntivi - per i fornitori lungo la filiera.


Dieci anni dopo a che punto siamo?


Un primo risultato è l’esistenza oggi di liste di prodotti chimici – con i relativi nomi commerciali – “approvati” dalle principali organizzazioni. Per chi li deve usare, disporre di una lista di prodotti approvati semplifica molto la vita rispetto alla necessità di verificare ex-post se una sostanza chimica “proibita” è rilevabile sui prodotti o nelle acque reflue. I due esempi più importanti sono ECO PASSPORT by OEKO-TEX® che certifica i  prodotti chimici (Ausiliari, Coloranti, Agenti di Finissaggio) adeguati per una filiera tessile sostenibile, e il ChemCheck di ZDHC che stabilisce il grado di conformità per tutti i prodotti chimici che ZDHC ha verificato. ZDHC affianca a ChemCheck un tool (InCheck) che consente di verificare se i prodotti chimici presenti nel magazzino di un azienda tessile garantiscono l’assenza delle sostanze che ZDHC ritiene non debbano essere usate nell’industria tessile.


Un processo che si è avviato con una campagna ambientalista, considerata da molti con sospetto, oggi vede attivi e impegnati organismi di varia natura, sviluppatori di standard, certificatori e associazioni di imprese.


Se poi veniamo ai numeri, le aziende che hanno uno o più prodotti certificato con lo standard Oeko-Tex 100 sono oltre 10mila, Le tintorie e finissaggi che sono registrate sul ZDHC gateway sono oltre 2.500 ed è interessante che anche due certificazioni nate per scopi diversi, il GRS per certificare la provenienza da riciclo dei materiali e il GOTS, per certificare l’origine bio dei materiali hanno entrambi un solido impianto di verifica delle sostanze chimiche utilizzate nei processi. Sono oltre 6.300 le aziende con prodotti certificati GOTS e oltre 8.500 quelle con prodotti certificati GRS.


Per quanto ci sia ancora molto da fare, è stato un decennio speso bene.