Sostenibilità

Biodegradabile

Definizione e criteri di valutazione

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) definisce la biodegradabilità come “la misura in cui una sostanza può essere decomposta da batteri e funghi lasciando residui della degradazione che non siano tossici”.   

 

La stessa fonte ci ricorda che biodegradabile è un termine spesso frainteso. A esempio è spesso associato nel linguaggio comune all’idea di innocuo. E’ una associazione sbagliata. Durante la biodegradazione alcuni composti nocivi possono impiegare molto più tempo a degradarsi rispetto ad altri, danneggiando l'ambiente durante il processo.  

 

Inoltre, la biodegradazione può essere parziale e incompleta, lasciando nell'ambiente residui che possono anche essere più dannosi del materiale originario. L'accumulo nell'ambiente di sostanze non biodegradabili (o scarsamente biodegradabili), come ad esempio alcuni biocidi contenuti nel materiale che si biodegrada, possono avere effetti molto negativi sull’ambiente. 

 

Si deve infine sottolineare che il principale vantaggio ambientale della biodegradabilità di un prodotto è il miglioramento della qualità della raccolta controllata dei rifiuti, in particolar modo del rifiuto umido. Associare la biodegradabilità alla riduzione dell’impatto del rilascio incontrollato di materiale nell’ambiente può invece essere controproducente e far concretamente aumentare il fenomeno della discarica abusiva. La percezione del minore impatto ambientale del gesto di abbandonare un rifiuto nell’ambiente - perché è biodegradabile  - potrebbe far allentare l’attenzione e l’impegno a non farlo. 

 

Nell’Unione Europea le caratteristiche affinché un prodotto possa essere definito biodegradabile o compostabile – le due definizioni non sono equivalenti e non devono essere confuse –  sono stabilite da una norma la EN 13432: del 2002. C’è da osservare che la norma europea ha come campo di applicazione gli imballaggi e i materiali da imballaggio, ma può essere estesa per analogia a tutti i prodotti. Negli USA, le norme stabilite dall’ASTM (American Society for Testing and Materials), la più importante è la norma ASTM 6400, ricalcano quelle europee con requisiti leggermente meno stringenti sui tempi di degradazione. 

 

Secondo la EN 13432 per definire un prodotto biodegradabile la degradazione deve riguardare almeno il 90% delle componenti di base del materiale entro 6 mesi in presenza di un ambiente ricco di anidride carbonica (la cosiddetta biodegradazione in ambiente aerobico, la valutazione è più complessa se la biodegradazione avviene in impianti industriali controllati per la produzione di biogas). Pe la definizione di  computabilità il tempo richiesto è ancora più breve (3 mesi). Se il prodotto è composto da più parti, come ad esempio un capo di abbigliamento di cui possono far parte materiali diversi, il requisitosi applica a tutte le singole parti. 

 

Il processo non deve in ogni caso rilasciare o avere come residuo nessuna sostanza tossica o pericolosa, specifiche precise sono ad esempio richieste per il rischio di rilascio di metalli pesanti. 

 

In Europa certificazioni riguardo la conformità alle norme europea EN 13432 e americana ASTM 6400 sono fornite da TÜV

Austria (etichetta OK biodegradable e OK compostable) e dalla tedesca  DIN CERTCO.