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Sintesi Nota Economica 36^ edizione di Milano Unica

LA TESSITURA MADE IN ITALY, SECONDO LE STIME ELABORATE DAL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA MODA, NEL 2022 REGISTRA UN VERO E PROPRIO EXPLOIT. INFATTI, RECUPERA, SUPERANDOLI, TUTTI I RISULTATI IN TERMINI DI FATTURATO ED ESPORTAZIONE REGISTRATI NEI 4 ANNI PRECEDENTI LA PANDEMIA. NEL 2022 IL FATTURATO SI ATTESTA A CIRCA 8,1 MILIARDI DI EURO (+32,4% SUL 2021), MENTRE LE ESPORTAZIONI SALGONO A QUASI 4,6 MILIARDI DI EURO (+31,9%). L’ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE DI COMPARTO RISALE A 2.190 MILIONI DI EURO, CON UN AUMENTO DI QUASI 400 MILIONI DI EURO RISPETTO AL 2021. NEI PRIMI NOVE MESI, CINA-HONG KONG, CON UN TOTALE DI CIRCA 264 MILIONI DI EURO, SI CONFERMANO PRIMO MERCATO DI SBOCCO DAVANTI ALLA FRANCIA, SEGUITI NELL’ORDINE DA GERMANIA, ROMANIA, TUNISIA, SPAGNA, TURCHIA E USA. MENTRE LE IMPORTAZIONI, ALTRETTANTO IN FORTE CRESCITA (+44,7% SU GENNAIO-SETTEMBRE 2021), RISULTANO CONCENTRATE PER CIRCA IL 60% IN 3 PAESI: CINA (29,7%), TURCHIA (19,8%) E PAKISTAN (8,6%).

 

Secondo le stime preliminari elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, il fatturato complessivo 2022 della tessitura made in Italy (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) risulta in aumento del +32,4% rispetto all’anno precedente,  portandosi sugli 8,1 miliardi di euro, concorrendo così al 13,1% del fatturato generato dal complesso della filiera Tessile‐Moda.

 

Particolarmente importante è il raffronto con i livelli di fatturato pre-pandemici negli anni che vanno dal 2016 al 2019, sempre al disotto degli 8 miliardi di euro, con un incremento del +7,1% sul risultato del 2019.

 

Tutti i comparti presi in esame risultano interessati da variazioni positive a doppia cifra. La tessitura laniera si conferma il comparto preponderante, rappresentando il 35,2% della tessitura made in Italy. Seguono i tessuti a maglia, che ricoprono una quota del 22,8%, e i tessuti cotonieri, con un 19,5% di share.

 

La domanda interna, che vale più di 3.500 milioni di euro, spesso rappresentata dalle griffe del lusso, registra una performance anch’essa favorevole, stimata nell’ordine del +32,9% rispetto ai dodici mesi precedenti.     

 

Guardando agli scambi con l’estero di tessuti “da” e “verso” l’Italia, nel 2022 si stima una crescita a doppia cifra: l’export dovrebbe realizzare nei dodici mesi una dinamica pari al +31,9%, mentre l’import conseguirebbe un +40,2%. Il complesso delle vendite estere passerebbe a poco più di 4.580 milioni di euro (guadagnando circa 1.100 milioni rispetto al 2021), mentre le importazioni sfiorerebbero i 2.400 milioni.     

   

A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo della bilancia commerciale di comparto risulterebbe pari a 2.190 milioni di euro, con un aumento di quasi 400 milioni di euro rispetto al 2021.

 

Entrando nel dettaglio dei risultati dell’export verso i singoli, principali partner commerciali delle aziende italiane di tessitura, in base ai risultati rilevati dall’ISTAT nel periodo gennaio-settembre 2022, “Cina+Hong Kong”, con un totale di circa 264 milioni di euro, risultano il primo mercato di sbocco dei tessuti italiani, mentre la sola Cina si colloca al terzo posto, in crescita del +31%, con una quota pari al 6,8% sul totale delle esportazioni del periodo, dietro alla Francia, che cresce del +36,8%, pesando per l’8,5% del totale esportato e alla Germania, che segna un aumento del +41,8%, con un peso del 7,8%. Al quarto posto si posiziona la Romania, che segna una variazione positiva del +27,3%, seguita dalla Tunisia con un’importante crescita (pari al +75,5%) che le assicura il 5,3% sul totale delle vendite all’estero. La Spagna registra un aumento del +12 e la Turchia del +74,6%, mentre gli USA segnano un incremento del +40,6%, collocandosi all’ottavo posto tra gli acquirenti di tessuti italiani. 

 

Al di là della valutazione su come hanno performato rispetto al 2021 i principali mercati della tessitura italiana, risulta altresì interessante il confronto con i livelli pre-pandemici. La maggior parte dei Paesi mostra di aver pienamente recuperato il contraccolpo conseguente all’emergenza sanitaria: se si circoscrive l’analisi alle prime dieci destinazioni, solo la Romania e il Portogallo non hanno colmato il gap e presentano rispettivamente un divario del -3,7% e del -5,8% rispetto a gennaio-settembre 2019. In controtendenza sono anche altri importanti mercati: in primis Hong Kong, che si trova ancora al di sotto del -21,2%, come pure Giappone e Regno Unito, che presentano rispettivamente un -39,1% e un -20,6%, rispetto al medesimo periodo del 2019.  

 

Passando all’analisi dei paesi di origine dei tessuti importati in Italia - caratterizzati da un’elevata concentrazione, dal punto di vista geografico, nell’universo extra-UE (73,5%) - si conferma la leadership dei primi due supplier, ovvero Cina e Turchia. La Cina, tornata in prima posizione, presenta una crescita nel gennaio-settembre 2022 del +96,6%, con un’incidenza del 29,7% sul totale importato di comparto; la Turchia, in seconda posizione con una quota del 19,8%, vede un incremento del +9,3% e a seguire, in terza posizione, il Pakistan, cresciuto del +57,4%.

 

Oltre alle performance per mercato, è possibile esaminare i risultati ottenuti dalle differenti tipologie di tessuto, in particolare, con riferimento al periodo pre-pandemico: risultano aver superato i livelli dei primi nove mesi del 2019, la tessitura a maglia (+33,6%), i tessuti di lino (+28,6%) e quelli di cotone (+8,6%), mentre le altre tipologie non hanno ancora recuperato i livelli pre-pandemici, in particolare i tessuti di lana pettinati che presentano un gap del -9,1%, nonostante una crescita del +75,3% rispetto all’analogo periodo del 2021.

 

Con riferimento all’import, da gennaio a settembre 2022 il tessuto a maglia d’importazione cresce del +25,9% sul 2021; l’import di tessuti cotonieri aumenta del +51,4%, mentre il tessuto liniero arriva ad incrementarsi del +106,6%. In ambito laniero, l’import di tessuto cardato fa registrare un +30,6%, e quello di tessuto pettinato un +62,1%. Infine, il tessuto in pura seta mette a segno una variazione positiva del +99,5%.  

 

Dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda 

 

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