Media

Sintesi Nota Economica 35^ Milano Unica

PARTENZA SPRINT DELLA TESSITURA ITALIANA NEL PRIMO TRIMESTRE 2022, NONOSTANTE I RINCARI DELLE MATERIE PRIME IN ESSERE DAL 2021 E L’ESPLOSIONE DEI COSTI DELL’ENERGIA E DELL’INFLAZIONE DETERMINATA DALLA GUERRA CONTRO L’UCRAINA.  SECONDO L’INDICE ISTAT DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE, LA TESSITURA ORTOGONALE REGISTRA UN INCREMENTO TENDENZIALE DEL +34,3%, L’EXPORT CRESCE A DUE CIFRE (+46,2%), TRASCINATO DALLE VENDITE ALL’ESTERO DEI COMPARTO LANIERO (PETTINATO E CARDATO (+85,1%), CINA+HONG KONG SI COLLOCANO AL TERZO POSTO TRA I MERCATI DI SBOCCO DIETRO A FRANCIA E GERMANIA, MA RISULTANO SORPRENDENTEMENTE SCAVALCATE DALLA PENISOLA IBERICA, SE SI CONSIDERA LA SOMMA DELL’EXPORT VERSO SPAGNA E PORTOGALLO. IL SALDO DELLA BILANCIA COMMERCIALE DI COMPARTO SI PORTA SUI 292,3 MILIONI DI EURO, IN AUMENTO DI 50,4 MILIONI

 

Per la tessitura italiana (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia), il primo trimestre del 2022, in base ai dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, si rivela di buon auspicio, sia se confrontato con l’avvio del 2021, che era risultato tutto in salita, sia perché complessivamente in linea con l’analogo periodo del 2019.

Se si considera l’andamento dell’indice ISTAT della produzione industriale, la tessitura ortogonale registra un incremento tendenziale del +34,3%, ben lontano dal -16,3% con cui si era chiuso il primo trimestre 2021.

In aggiunta, sulla base dei più recenti dati disponibili, ad aprile 2022, sia la tessitura ortogonale, sia la tessitura a maglia presentano un ritmo di crescita in linea con quello del primo trimestre: la prima mette a segno una dinamica del +30,3%, la tessitura a maglia del +2,6%. 

A confronto con l’aprile del 2019, inoltre, la tessitura ortogonale cresce del +7,3%, mentre la tessitura a maglia lo supera addirittura del +28,1% 

Passando all’analisi degli scambi con l’estero, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2022, le vendite estere mostrano un aumento a due cifre nella misura del +46,2% (mentre il gennaio-marzo 2021 si era chiuso con un decremento del -21,6%). Allo stesso tempo le importazioni di tessuti dall’estero fanno registrare una dinamica pari al +65,7% (nel primo trimestre 2021 erano calate del -8,7%).  

Francia e Germania risultano i primi mercati di sbocco, davanti a Romania, Stati Uniti e Cina. Quest’ultima, se sommata al valore dell’export di Hong Kong, viene però scavalcata dal totale dell’export verso la penisola iberica. Spagna e Portogallo, infatti, assieme si collocano al terzo posto, lasciando intravedere l’avvio di un possibile processo di reshoring della confezione a favore di aree geograficamente più vicine ai mercati finali.

Cina, Turchia e Pakistan si confermano, invece, come i primi tre paesi fornitori di tessuti per il nostro sistema industriale, con una quota complessiva vicina al 60%.

A fronte dei sopracitati risultati, da gennaio a marzo 2022, il saldo della bilancia commerciale di comparto si porta sui 292,3 milioni di euro, in aumento di circa 50,4 milioni rispetto all’avanzo del corrispondente periodo del 2021.

Come è lecito attendersi, tuttavia, il dato complessivamente positivo, presenta andamenti diversi a livello delle singole merceologie considerate, in particolare i tessuti a maglia e i soli tessuti ortogonali a prevalenza di fibra naturale. L’export di tessuti lanieri (cardati e pettinati), che nel medesimo periodo dello scorso anno era stato interessato da un forte calo, in questo trimestre registra una crescita molto forte, pari al +85,1%. Similmente anche i tessuti in pura seta, ripartiti con maggior ritardo, chiudono il trimestre di gennaio-marzo con una variazione del +50,8%. Le esportazioni di tessuti cotonieri e linieri evidenziano rispettivamente un +33,6% e un +47,3%. Infine, le vendite oltreconfine di tessuto a maglia crescono del +36,2% nel trimestre. 

A confronto con i valori del primo trimestre 2019 pre-Covid, si evince che il valore dell’export dei tessuti a maglia è superiore del +27,7%, quello dei tessuti in lino del +18,5%. Di contro, nonostante il significativo recupero, restano al di sotto del -21,4% i tessuti lanieri, del -4,8% i tessuti in pura seta, infine limitatamente al -1,5% i tessuti di cotone.                    

La tessitura made in Italy, archiviato il duro colpo del 2020 (-29,7%), aveva cambiato passo, però, già nel corso del 2021, dove aveva messo a segno una crescita su base annua pari al +15,2%, il fatturato di comparto era così risalito sopra i 6,1 miliardi di euro, con un guadagno in termini assoluti di 808 milioni rispetto al consuntivo 2020.

L’attivo della bilancia commerciale di comparto invece era risultato pari a 1.768 milioni di euro, guadagnando 160 milioni rispetto al 2020, ma restando ancora lontano dal valore del surplus settoriale del 2019. Si sottolinea, comunque, che il saldo della tessitura concorre al 16,5% del saldo della bilancia commerciale della filiera Tessile-Moda (tornato a poco più di 10,7 miliardi). 

Per completare il quadro settoriale, con riferimento all’occupazione, nonostante la ripartenza della domanda sia nazionale che estera, nel 2021 la manodopera addetta alla tessitura aveva registrato una riduzione del -5,2%, a fronte di un calo del -2,1% dell’intera filiera Tessile-Moda. 

 

Dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda 

 

Scarica il comunicato stampa