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Sintesi Nota Economica

Il 2018 DELLA TESSITURA ITALIANA SI E’ CHIUSO MEGLIO DELLE STIME DELLO SCORSO FEBBRAIO

SINTESI NOTA ECONOMICA

 

Il 2018 DELLA TESSITURA ITALIANA SI E’ CHIUSO MEGLIO DELLE STIME DELLO SCORSO FEBBRAIO (+0,8% CONTRO -0,3 LA DINAMICA DEL FATTURATO). L’ATTIVO DELLA BILANCIA COMMERCIALE RISULTA SUPERIORE A 2,4 MILIARDI DI EURO, GRAZIE A UN FORTE CALO DELLE IMPORTAZIONI (-5,7%). Il 2019, NEL PRIMO TRIMESTRE, INVECE, FA REGISTRARE UNA FLESSIONE SIA DELLA PRODUZIONE (-3,5%) CHE DELL’ESPORTAZIONI (-2,3%), NONOSTANTE L’OTTIMO ANDAMENTO DELLE VENDITE VERSO GLI USA (+15,5%) E QUELLO CONFORTANTE VERSO LA CINA (+3,2%) CHE NON BASTANO, PERO’, A COMPENSARE IL DATO NEGATIVO DELLA GERMANIA (-18%)

 

 

Sulla base dei dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, la tessitura made in Italy (che comprende i comparti: laniero, cotoniero, liniero, serico e a maglia), ha archiviato il 2018 con un fatturato complessivo di 7,95 miliardi di euro (+0,8 sull’anno precedente), migliorando le stime di inizio anno (-0,3%).

 

Il comparto preponderante, sia dal punto di vista del fatturato complessivo che delle esportazioni è sempre costituito dalla produzione laniera, che concorre per il 42,7% del fatturato settoriale. Seguono la tessitura cotoniera a quota 18,5%, quindi quella a maglia a quota 17,5%, poi la serica, che incide per il 17,3%, e infine la tessitura liniera con una quota pari al 3,9%.

 

Guardando agli scambi con l’estero di tessuti, nell’arco dei dodici mesi l’export complessivo ha registrato un risultato di poco superiore ai 4,310 miliardi di euro. Contestualmente, le importazioni hanno presentato una flessione non marginale       (-5,7%) portandosi a 1,9 miliardi di euro. 

 

A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo della bilancia commerciale di comparto evidenzia un miglioramento, ovvero 105 milioni di euro in più rispetto al 2017, oltrepassando così i 2,4 miliardi di euro. Il surplus della tessitura concorre, dunque, al 24,8% del saldo commerciale della filiera Tessile-Moda nel suo complesso (circa 9,8 miliardi di euro), pesando, invece, sul fatturato complessivo dell’intera filiera Tessile-Abbigliamento, per il 14,5%.  

 

Il 2019, nel trimestre gennaio-marzo, invece, in linea con l’andamento dell’ultimo trimestre del 2018, ha contemporaneamente fatto registrare una flessione sia dell’attività produttiva interna, sia del commercio con l’estero.     

 

Secondo quanto diffuso da ISTAT relativamente alla produzione industriale, la tessitura italiana, nel suddetto periodo, ha fatto segnare un calo del -3,5%. Un trend negativo simile a quello delle esportazioni (-2,3%) e delle importazioni (-2,4%).

 

Un andamento, tuttavia, non omogeneo sia per quanto riguarda i mercati di sbocco, che i comparti merceologici.

 

A fronte, ad esempio, di una crescita sostenuta dell’export verso gli USA (+15,5%), grazie alla maggior parte dei tessuti presi in considerazione dalla rilevazione, e di un buon risultato delle vendite in Cina (+3,2%) soprattutto di prodotti lanieri, la Germania accusa un calo particolarmente accentuato, nella misura del -18,0%. Ciò nonostante la Germania si conferma, assieme a Cina+Hong Kong, il nostro più importante mercato di sbocco. 

 

Andamenti altrettanto contraddittori si registrano nel resto dell’Europa, con la Francia che contiene la flessione al -0,5%, mentre la Romania cede il -7,9%, di contro aumentano le vendite dirette in Spagna (+11,1%), Portogallo (+18,5%) e Regno Unito (+13,7%). Relativamente alle aree extra-UE, il Giappone registra un aumento del +5,6%, il Vietnam (pur su quantità contenute) del +28,5%. Mentre Hong Kong perde il -9,2% e Tunisia e Turchia presentano entrambi riduzioni del       -15,0% circa.   

 

Passando all’analisi dell’import, Cina e Turchia, primo e secondo fornitore, fanno segnare rispettivamente un +2,8% e un -12,2%. La Cina assicura il 27,2% dei tessuti importati in Italia, la Turchia il 18,8%. Al terzo posto, pur significativamente distaccato, il Pakistan (+12,6%).

 

Anche per quanto riguarda l’andamento delle diverse categorie merceologiche si assiste ad andamenti divergenti. L’export di tessuti lanieri inverte il trend, cedendo il -2,4% in linea dunque con il dato medio di comparto; più in dettaglio, tuttavia il tessuto di lana cardata aumenta del +4,1%, mentre il tessuto di lana pettinata flette del -4,7%. In calo risultano i tessuti di cotone (-4,2%) e in maglia (-2,6%). Timida crescita interessa, invece, le vendite estere dei tessuti in pura seta (+0,8%), mentre i tessuti in lino si incrementano del +9,5% oltreconfine.

 

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