SINTESI NOTA ECONOMICA
Il 2019 della tessitura italiana si è chiuso negativamente (-4,7% il fatturato complessivo), frutto del calo delle esportazioni (-3,8%) e dei consumi interni. L’attivo della bilancia commerciale tuttavia risulta superiore a 2,25 miliardi di euro. A determinare il risultato hanno concorso tutti i comparti, con in testa il laniero, che negli anni precedenti aveva invece contribuito a determinare l’andamento complessivamente positivo della tessitura italiana. I risultati positivi di USA (+3,1%), Francia (+2,2%), Portogallo (+10,4%), Spagna (+5,1%), Bulgaria (+11,5%) e Giappone (+8,5%), non sono bastati a invertire il trend negativo registratosi su importanti mercati: Germania (-15,3%), Cina (-6,5%) e Hong Kong (-19,2%), Romania (-9,3%) Tunisia (-11,8%) e Turchia (-15,3%)
Sulla base dei dati stimati dal Centro Studi di Confindustria Moda, la tessitura made in Italy (che comprende i comparti: laniero, cotoniero, liniero, serico e a maglia), archivierebbe il 2019 con un fatturato complessivo di circa 7,6 miliardi di euro (-4,7% sull’anno precedente).
Il comparto preponderante, sia dal punto di vista del fatturato complessivo che delle esportazioni è sempre costituito dalla produzione laniera, che concorre per il 41,0% del fatturato settoriale. Seguono la tessitura serica, che incide per il 18,6%, superando il peso percentuale della tessitura cotoniera a quota 18,1%, quindi quella a maglia con il 17,9% e infine la tessitura liniera con una quota pari al 4,4%. I tessuti di lana, che hanno interrotto un trend positivo durato un quinquennio, e di cotone sono risultati i comparti merceologici che maggiormente hanno sofferto di un andamento negativo, solo in parte attenuato dall’andamento positivo di seta e lino.
Guardando agli scambi con l’estero di tessuti, nell’arco dei dodici mesi l’export complessivo registrerebbe un risultato di poco superiore ai 4,14 miliardi di euro, in calo del -3,8% sul 2018. Contestualmente, le importazioni hanno presentato una debole flessione (-0,5%) attestandosi a circa 1,9 miliardi di euro.
A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo della bilancia commerciale di comparto evidenzia una flessione, ovvero 154 milioni di euro in meno rispetto al 2018, attestandosi comunque attorno ai 2,26 miliardi di euro. Il surplus della tessitura concorre, comunque, per circa un quarto al saldo commerciale della filiera Tessile-Moda nel suo complesso, pur pesando sul fatturato complessivo dell’intera filiera Tessile-Abbigliamento, per poco meno del 15%.
L’andamento, tuttavia, non risulta omogeneo sia per quanto riguarda i mercati di sbocco, sia per i comparti merceologici.
A fronte, ad esempio, di una crescita dell’export verso Francia (+2,2%), USA (+3,1%), Spagna (+5,1%), Portogallo (+10,4%), Giappone (+8,5%) e Bulgaria (+11,5%), mercati strategici come Germania, Cina e Hong Kong, Turchia e Tunisia accusano rispettivamente cali del -15,3%, -6,5%, -19,2%, -15,3% e -11,8%. Ciò nonostante, “Cina+Hong Kong” e Germania si confermano i nostri più importanti mercati di sbocco, con un’incidenza sul totale del 9,9% e dell’8,3%.
Passando all’analisi dell’import, Cina e Turchia, primo e secondo fornitore, fanno segnare rispettivamente un +3,8% e un -6,2%. La Cina assicura il 27,4% dei tessuti importati in Italia, la Turchia il 19,1%. Al terzo posto, pur significativamente distaccato, il Pakistan con una quota di mercato dell’8,1%.
Anche per quanto riguarda l’andamento delle diverse categorie merceologiche, avendo come riferimento quello dei primi 10 mesi del 2019, si assiste a trend divergenti. L’export di tessuti di lana cardata cede il -4,3%, mentre quello dei tessuti di lana pettinata cala del -8,3%. In calo risultano i tessuti di cotone (-5,8%) e in maglia (-2,9%). Nel 2019 la crescita dell’export interessa, invece, i tessuti in pura seta (+3%), mentre quella dei tessuti in lino registra un +7%.
Dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda