Sostenibilità

Come certificare il contenuto bio-based dei materiali tessili

Un panorama in evoluzione

Abbiamo già trattato le caratteristiche e la natura innovativa delle fibre tessili bio-based qui. Ricordiamo brevemente cosa sono le fibre bio-based. Il termine "bio-based" si riferisce a materiali o prodotti realizzati interamente o parzialmente a partire da piante, colture, rifiuti vegetali e piante acquatiche. Questo concetto è particolarmente rilevante nel campo dei materiali bioplastici, dove mais, zuccheri, amidi, semi ricchi di olio o cellulosa servono come alternative alle materie prime tradizionali derivate dal petrolio. Nell'industria tessile, "bio-based" spesso è riferito alla produzione di fibre sintetiche, inclusi nylon e poliestere, non originate da petrolio. Inoltre, le fibre cellulosiche man-made, come viscosa, cupro e acetato, rientrano nella categoria bio-based, data la loro origine da legno o cotone.

 

Le etichette progettate per verificare il contenuto bio-based dei prodotti, sono basate su vari standard che comportano tipicamente la determinazione della quantità di contenuto di carbonio bio-based nel prodotto. L'analisi del radiocarbonio misura il rapporto tra isotopi di carbonio (carbonio-14 e carbonio-12) in un campione. Poiché il carbonio-14 è presente nelle biomasse ma non nei materiali fossili, la proporzione di carbonio-14 indica la percentuale di carbonio che proviene da fonti biologiche rinnovabili rispetto a quelle derivate da fossili.

 

I metodi di analisi del radiocarbonio normalmente accettati sono descritti dagli standard ASTM D6866, EN 16785-1 o ISO 16620-1. Tutti sono accurati e affidabili. I primi due si allineano al panorama normativo e di certificazione della loro regione, gli USA per ASTM D6866, l'UE per EN 16785-1, rendendo alcuni prodotti più adatti alla certificazione sotto uno standard o l’altro in base al mercato di destinazione. L'ISO 16620-1 riguarda i materiali plastici bio-based, ma in linea di principio può essere utilizzato anche con fibre sintetiche come il poliestere.

 

Le certificazioni esistenti possono avere requisiti specifici, come il contenuto bio-based minimo necessario e i metodi di prova utilizzati. Possiamo identificare tre principali etichette.

 

Il Programma BioPreferred del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) è un'iniziativa governativa progettata per aumentare l'acquisto e l'uso di prodotti bio-based, che include la preferenza dei prodotti bio-based in alcuni tipi di appalti pubblici, il testing di terze parti basato sullo standard  ASTM D6866 per assegnare un'etichetta di certificazione e il supporto finanziario ai settori agricoli che creano nuovi mercati per prodotti e residui agricoli come biomasse da utilizzare per la produzione di materiali innovativi bio-based.

 

L’etichetta di certificazione OK biobased di TÜV AUSTRIA valuta e classifica il contenuto bio-based dei prodotti su una scala da una a quattro stelle, a seconda della percentuale di contenuto bio-based: una stella per prodotti contenenti 20-40% di carbonio rinnovabile, due stelle per 40-60%, tre stelle per 60-80%, quattro stelle per 80-100%. Questa certificazione è applicabile a una vasta gamma di prodotti, inclusi i tessili. Il protocollo è stato creato utilizzando lo standard di analisi del radiocarbonio ASTM D6866 ma ora sta passando allo standard EN 16785-1 a causa dell’evoluzione delle norme europee sulle biomasse che lo richiedono per alcuni prodotti.

 

L'etichetta di certificazione DIN CERTCO si basa sullo standard Europeo EN 16785-1, riconosciuto a livello internazionale e si applica a vari prodotti, inclusi i tessili, garantendo che contengano materiale bio-based. Assegna tre diverse etichette: Biobased 20%-50%, Biobased 50%-85% e Biobased >85%. Per essere certificato, il materiale deve essere composto almeno per il 50% di materiale organico.